Parlare della Svezia
vuol dire innanzitutto confrontarsi con uno stato psicologico
differente, una sensibilità squisitamente “nordica” che trova nel
paesaggio circostante le proprie radici esistenziali, i principi
ispiratori di fenomeni culturali che si tingono inevitabilmente di
slanci visionari. La zona dei grandi laghi al sud e quella di monti
perennemente innevati a nord-ovest rappresentano uno scenario di rara
bellezza che anche inconsciamente permea per sempre gli spiriti umani lì
viventi, inducendoli ad una eterna contemplazione. Colori brillanti e
smeraldini, specchi d’acqua e delicate cascate, foreste incantate e
cori di suoni variopinti dal vento, coste dai profili organici e
piramidi di ghiaccio…sono i veri narratori e poeti di un oscuro ed
arcano universo interiore.
Il movimento hippie
degli anni ’60 e ’70, volto al culto delle filosofie orientali,
all’utilizzo “creativo”di nuove sostanze allucinogene e a nuove modalità
di vita comunitaria,individuava naturalmente nella musica un ideale
“sbocco” per l’espressione del suo messaggio d’amore, volto misticamente
all’edificazione di un personale “altrove” quotidianamente in simbiosi
con la natura.Tutto ciò trovava dunque nei luoghi ameni svedesi il miglior terreno fertile e i numerosi festival e raduni hippies
di quel tempo, tra cui lo storico Gärdet Festival a Goteborg, sono
l’esemplare testimonianza di una stagione musicale che voleva sondare
nuovi linguaggi espressivi, che contribuivano a nutrire la sentita
speranza circa la possibilità di approdare a nuovi “stati di coscienza” e
a forme di vita radicalmente nuove.
Il panorama sonoro svedese di
quegli anni è caratterizzato da un notevole ventaglio di proposte che
mostrava legami tanto con il movimento underground inglese…ma
soprattutto con quello più vicino del “krautrock” tedesco, e offriva anche suggestive esplorazioni nell’ ambito del jazz-rock d’avanguardia.
I
veri “interpreti” del paesaggio svedese e delle sue misteriose
sfumature furono gli Älgarnas Trädgärd (Il Giardino degli Alci)
formazione attiva tra il 1969 e 1976, capaci di fondere come pochi le
fredde frequenze cosmiche del nord con il calore del misticismo indiano,
venato però da un esplorativo e antico folk vernacolare di matrice
scandinava.
Caratterizzata dall’utilizzo di una ricca e variegata
strumentazione, la musica degli Älgarnas Trädgärd non lascia respirare
l’ascoltatore, proiettandolo in un vortice di timbri pieno d’energia…un
vaso di Pandora fatto di sostanze catalizzatrici che sprigionano
componenti ipnotiche...
E questo soprattutto nei brani di maggiore
distensione…flessuose trame filamentose che si perdono nei vapori
profumati di echi psichedelici di rara intensità…come in Två
Timmar Över Två Blå Berg Med En Gök På Vardera Sidan, Om Timmarna,
Alltså (Two Hours over two blue mountains with a cockoo on each side of
the hours..that is) o Saturnus Ringar (Rings Of Saturn), contenuti in “Framtiden Ar Ett Svavande Skepp, Forankrat I Forntiden (The future is a hovering ship anchored in the past)” del 1972…
Mentre nel capolavoro Delayed…frutto
di registrazioni effettuate tra il 1973-1974, ma mixate ed edite solo
nel 2001 (volendone rispettare la concezione originaria) Take Off, Interstellar Cruise e Almond Raga sono cavalcate “epiche” devastanti…
Ci si accorge presto di essere affetti da una patologia perfetta…
Un tappeto di radiazioni trasparenti ci conduce nella solarità di un’ortodossia sonora…
Giacciamo
nudi nel suo ventre…e allo sciogliersi dei ghiacci i limiti che ci
diagnosticarono sono trasformati in lagune di manto aleatorio...
Con un naufragio termina la nostra avventura…
siamo sull’alto Kebnekajse…il monte più alto della Svezia...
vorremmo contemplarlo ma una cascata di pioggia ci travolge…
atterriamo in un deserto dove la fine del nostro corpo è in atto…
Siluette orientali porgono nella mano sfere di cristallo…
dei raggi luminosi ci proiettano nello spazio…
restiamo intrappolati in un atmosfera rosea-violetta…
L’innocenza dei nostri orecchi sensibili conquista finalmente gli occhi del nord…
Diveniamo pura luce…candele di un allegorico binomio...
alternanza tra sogni e traumi…
Giullari e corrieri di una corte sempre itinerante.
(a cura di Andrea Maria Simoniello)
Discografia
Framtiden Ar Ett Svavande Skepp, Forankrat I Forntiden 1972
Delayed 2001
Formazione
Andreas Brandt / violin, vocals, percussion, flute
Mikael Johanson / bass, handdrum, zither, tablas, percussion
Dennis Lindh / drums, tablas, percussion, zinks, jews harp
Dan Soderqvist / guitars, percussion
Jan Ternald / mellotron, piano, moog modualr, organ, electric piano
Sebastian Oberg / cello, flute, sitar, tablas
Sebastian Oberg / cello, flute, sitar, tablas
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