Nel
caleidoscopico mondo musicale a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e
l'inizio dei Settanta, caratterizzato da novità sonore sempre più
affascinanti e sorte sullo sfondo di un clima di contro-cultura
giovanile pieno di freschezza creativa tanto nel continente europeo che
quello americano, non poteva certo mancare il sorgere libero, autonomo e
puro delle voci femminili. Sempre più frequentemente nascevano infatti
formazioni d'ambito rock che
delegavano alla donna e non all'uomo il difficile compito d'incantare
gli spettatori con il potere lirico della voce...racchiuso in un
accurato rapporto tra testo e musica...o volante verso possibilità
espressive e timbriche svincolate da più consuete e canoniche forme
cantate. Basti pensare all'intesità performativa della coppia
Slick-Joplin nella baia di S.Francisco, o di voci potenti ed incisive
come quelle di Renate Knaup(Amon Duul II) e Dagmar Krause (Slapp Happy e
Henry Cow) nell'underground europeo. Ma di certo di "femmes fatales"
ve ne furono tante, che, più affermate o misconosiute, riuscirono
comunque a incidere in maniera decisiva sul sound particolare delle loro
band d'appartenenza. Tra i sentieri del folk-psichedelico, o vuoi più evasivo e sognante, volendo tralasciare le voci che ricamavano con dolcezza o maggiore pathos
composizioni mirabili, nate però dal frutto maturo di una più ampia
collaborazione all'interno del gruppo, si distinsero progetti solistici
fantastici, che ascoltati ancora dopo quasi quaranta anni, non vedono
perduti per nulla non solo la loro unicità, ma anche la loro attualità,
dovuta ad una perenne influenza esercitata sulle nuove generazioni. Nel
clima del "folk revival" inglese
degli anni Sessanta, Shirley Collins prima, Anne Brigs e Maddy Prior
poi, furono le interpreti principali del recupero di un repertorio
musicale legato alla "terra madre" delle culture contadine; recupero
tanto più importante in un paese come la Gran Bretagna che vide nella
sua storia un' industralizzazione precoce. Fu però la magica voce di
Sandy Denny a scaturire una compiuta rinascenza del folk britannico.
Tuttavia, nonostante il suo talento divino, la voce storica dei Fairport
Convention non visse mai una esistenza felice e la sua arte fu
incompresa da critica e pubblico al pari di altri "geni" del tempo (Nick
Drake e Tim Buckley su tutti). La sua musica alterna momenti elegiaci e
spenseriati, sullo sfondo però di una maledetta "nostalgia", base
fatale del suo continuo abuso di alcool e di droghe che la porteranno
inevitabilemente ad una morte giovane, avvolta però nel mistero e nella
leggenda. I suoi lavori sono tutti godibilissimi; su tutti l'omonimo Sandy del 1972 che contiene la celestiale versione della tradizionale The Quiet Joys Of Brotherhood,
ma da non trascurare neanche le collaborazioni con gli Strawbs e il
progetto Fotheringway. D'origini inglesi è anche Vashty Bunyan che
plasmò lo spirito luminoso insito in Just Another Diamond Day
del 1970. Con precoci doti pittoriche e musicali Vashty, come tanti
cantanti dell'epoca, scoprì la musica di Dylan in un viaggio a New York e
al suo ritorno entrò nell'orbita della comune fondata da Donovan dove
scrisse il materiale del disco e conobbe il celebre produttore Joe Boyd
(Incredible String Band, Fairport Convention, Nick Drake, Dr.Strangely
Strange etc).
Delusa dalla debole accoglienza
ricevuta dal disco, la Bunyan si ritirerà subito dalle scene per tornarci soltanto nel 2005 con un ennesima buona prova solista (Lookaftering) e con una collaborazione con i "folk-tronici" Animal Collective (Prospect Hummer). L'altra grande protagonista del folk-visionario britannico sarà la poco conosciuta Bridget St.John, apprezzata per i toni intimistici e introspettivi di Ask Me No Question del 1969 e Songs For The Gentle Man del 1971. Anche la Francia d'altronde, al pari della Gran Bretagna, visse un'intensa stagione di revival-folk,
soprattutto rispolverando le sue radici più celtiche e medievali, come
testimoniarono formazioni quali Malicorne e Lyonesse. Mentre Alan Stivell
riportava in auge l'arpa celtica e Veronique Chalot rivisitava
efficacemente temi popolari dell'intero folklore francese, vi erano
tuttavia due vere "outsiders", due donne davvero fuori dal comune che ben rappresentarono i vertici di un originale e suggestivo folk-d'avanguardia. Catherine Ribeiro e Brigitte Fontaine veicolarono al meglio l'immagine ideale di cantautrice-poetessa-attrice "fatale"
con una musica dai toni cupi e onirici e aperta a differenze influenze.
La produzione discografica della Fontaine fu tuttavia legata piuttosto a
quella della musica leggera francese che allora celebrava le gesta del "bohemienne" ribelle Gainsbourg.
Tuttavia Brigitte fu responsabile del capolavoro Comme à la radio
del 1970, con l'incredibile supporto dell' Art Ensemble Of Chicago; un
disco denso, complesso, dove gli elementi folk si fondono con jazz,
sapori esotici e lirico-onirici, secondo una poetica più vicina allo spiritualismo etnico di Don Cherry che alla facile amorevolezza della "chanson"
francese. Un medesimo coefficiente di oniricità-ancestrale lo troviamo
nelle salmodianti doti recitative della Ribeiro, supportate dalla
bravura strumentale del gruppo degli Alpes, per un risultato di
drammatico folk-rock-progressivo. Dopotutto gli orizzonti sonori della
Ribeiro erano gli stessi che Nico, dall'altra parte dell'oceano, e
reduce dall'esperienza Velvet Underground, stava sondando con il
costante aiuto agli arrangiamenti di John Cale; sodalizio che vide
forse, con Desertshore
del 1970, la massima felicità visionaria. Caso isolato quello di Nico
negli Stati Uniti, se si pensa che le grandi voci femminili, per quanto
incantevoli, rispondevano ai nomi di Mimi Farina, Joan Baez, Judi
Collins, Carole King o Laura Nyro, volte su un versante più
convenzionale o comunque lontani da presupposti più esplorativi. Diversa
però fu la natura sognatrice di Joni Mitchell, emergente soprattutto
nel magnifico Blue del 1971, come anche quella di Linda Perhacs nell'unico, ma notevole e allucinato album Parallelograms del
1970. Joni, canadese di nascita ma californiana d'adozione, rimane
comunque tra le interpreti più raffinate del suo tempo con la sua
indimenticabile performance al Festival dell'isola di Wight del 1970
dove coinvolse il pubblico con la celebre Woostock e Big Yellow Taxi, entrambe incluse nell'album Ladies Of The Canyon del 1970.La Mitchell continuerà il suo discorso emozionale per tutti i Settanta fino ad orientarsi, a partire da Mingus del 1979, anche verso un jazz morbido di grande qualità. Canadese d'origine ma trapiantata a San Francisco è anche la meteora Laura Allan, per lo più ricordata per la sua apparizione nell'emblematico If I Could Only Remember My Name di David Crosby del 1971, ma responsabile dell'etereo Reflections che la vedeva in compagnia del mitico flautista Paul Horn che cesellava le intense atmosfere create dallo zither e dal dulcimer. Il disco, se pur del 1980, conservava comunque quel medesimo spirito del primo folk psichedelico dei Settanta.
(a cura di Andrea Maria Simoniello)
Scaletta del 6 ottobre 2013
Shirley Collins & Albion Country Band - Murden Of Maria Marten
Sandy Denny - The Quiet Joys Of Brotherhood
Vashti Bunyan - Rose Hip November
Bridget St.John - Hello Again (of course)
Catherine Ribeiro & Alpes - Voyage 1
Brigitte Fontaine - Le Brouillard
Joni Mitchell - Michael From Mountains
Linda Perhacs - Chimacum Rain
Laura Allan - Waterfall
Martin & Jessica Simpson - Black Is The Colour
Discografia
Shirley Collins & Albion Country Band / No Rose 1971
Sandy Denny
The North Star Grassman And The Ravens 1971
Sandy 1972
Like An Old-Fashioned Waltz 1973
Rendezvous 1977
Vashti Bunyan
Just Another Diamond Day 1970
Bridget St. John
Ask Me No Question 1969
Songs For The Gentle Man 1971
Brigitte Fontaine
Comme à la radio 1970
Catherine Ribeiro & Alpes
Catherine Ribeiro+2bis 1969
N°2 1970
Ame Debout 1971
Paix 1972
Nico
Chelsea Girl 1967
Marble Index 1968
Desertshore 1970
Joni Mitchell
Clouds 1969
Ladies Of The Canyon 1970
Blue 1971
For The Roses 1972
Hejira 1976
Linda Perhacs
Parellelograms 1970
Laura Allan
Reflections 1980
Nessun commento:
Posta un commento