(a cura di Mario Cornacchia)
Gruppo
errante giapponese, i Taj Mahal Travellers suonarono durante il loro
viaggio da Amsterdam fino al Taj Mahal, in India. Il viaggio, carico
delle metafore che comporta, durò due anni, e fu documentato da
registrazioni ambientali poi raccolte su due album, uno datato 1972 e
l'altro 1974. I titoli degli album sono semplicemente gli anni di
registrazione, quelli delle tracce sono gli orari di inizio e fine, come
nel caso del primo disco, o numeri romani, a confermare lo spirito di
improvvisazione totale ricercato dal gruppo. E' lecito supporre infatti che gran parte della musica suonata da questi "guru" non sia stata registrata, dato che i Taj Mahal
Travellers amavano suonare all'aria aperta e in totale fusione con la
vita che conducevano, senza quindi quella lacerazione che l'industria
discografica ha acuito.
Il disco August '74 è un doppio LP con quattro improvvisazioni psichedeliche attorno ai venti minuti, una per facciata. L'induzione ad un ascolto spirituale è data dalla lentezza e dalle variazioni di volume, oltre che dall'approccio mistico adottato, e da un'elettronica iper-dilatante. Lo stato alterato in cui ci si trova fin dalle prime note stimola la meditazione, la trance, e fa acquisire una visione nitida al terzo occhio non appena ci si stende ricercando attraverso la deconcentrazione una più profonda concentrazione .
L'invocazione degli strumenti si concretizza gradualmente, in modo ripetitivo e minimale, come percezioni in un ambiente naturale su una risacca di droni, generando visioni inquietanti o rassicuranti ma sempre passeggere. I canti sono a tratti cori tibetani, a volte sussurri solitari oppure dialoghi con l'eco elettronica o con altre entità non meglio specificate lasciate all'immaginazione dell'ascoltatore. Percussioni vibranti in sottofondo e fiati dal sapore esotico aprono alla fantasia di ciascuno spazi in continua espansione.
Il disco August '74 è un doppio LP con quattro improvvisazioni psichedeliche attorno ai venti minuti, una per facciata. L'induzione ad un ascolto spirituale è data dalla lentezza e dalle variazioni di volume, oltre che dall'approccio mistico adottato, e da un'elettronica iper-dilatante. Lo stato alterato in cui ci si trova fin dalle prime note stimola la meditazione, la trance, e fa acquisire una visione nitida al terzo occhio non appena ci si stende ricercando attraverso la deconcentrazione una più profonda concentrazione .
L'invocazione degli strumenti si concretizza gradualmente, in modo ripetitivo e minimale, come percezioni in un ambiente naturale su una risacca di droni, generando visioni inquietanti o rassicuranti ma sempre passeggere. I canti sono a tratti cori tibetani, a volte sussurri solitari oppure dialoghi con l'eco elettronica o con altre entità non meglio specificate lasciate all'immaginazione dell'ascoltatore. Percussioni vibranti in sottofondo e fiati dal sapore esotico aprono alla fantasia di ciascuno spazi in continua espansione.
Una
delle caratteristiche più sorprendenti di queste registrazioni è la
dinamica dei passaggi,totalmente naturale, con un lavoro di sfumature
cangianti talmente lente da far cadere l'io cosciente in una goduria
estatica che solo la meditazione trascendentale è in grado di produrre.
Ci si trova così da un inizio di note isolate di intonazione variabile
ad ascoltare uccelli selvatici su gocce di pioggia (il tutto reso dalla
fusione elettro-acustica non da campionamenti naturali) che avvolgono
brevi melodie inquiete di voce o fiati. O da un semplice ritmo ossessivo
il gruppo sviluppa un rituale con richiami tribali, ululati e ronzii
ultraterreni. Cimbali e sonagli lo sorreggono, mentre i mantra si
susseguono unendosi a spiriti elettronici.
Gli effetti che un tempo la musica orientale ricercava per esempio con le diplofonie della voce sono resi ora da distorsioni costanti attuate dall'elettronica sugli strumenti acustici, molti appartenenti alla tradizione persiana (ad esempio il santur), o violino e armonica, e anche l'eco non è più dato da catene montuose o da droghe allucinatorie ma dalle manopole opportunamente azionate.
Gli effetti che un tempo la musica orientale ricercava per esempio con le diplofonie della voce sono resi ora da distorsioni costanti attuate dall'elettronica sugli strumenti acustici, molti appartenenti alla tradizione persiana (ad esempio il santur), o violino e armonica, e anche l'eco non è più dato da catene montuose o da droghe allucinatorie ma dalle manopole opportunamente azionate.
Ogni
traccia si evolve seguendo l'ispirazione del momento, il mutamento
della filosofia taoista non potrebbe trovare compimento musicale più
devoto. Le voci e gli strumenti riemergono e si perdono in un flusso
continuo, per sparire infine in lontananza lasciando l'ascoltatore come
al termine di un'ipnosi, incerto su quel che è appena stato.
Discografia
August 1974
July 15,1972
Oz Days 1973
Live In Stockholm 1971(1998)
Live In Stockholm 1971(1998)
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