“Come nel video, dove la tecnica dell’ «incrustation» (keying in)
permette d’inserire o cancellare elettronicamente qualunque sfondo
senza ledere il primo piano, è ormai possibile d’utilizzare il suono
reale di musiche d’epoche e d’origine differenti dentro il quadro di una
medesima composizione. Questo segna una svolta nella storia. Una
tromba, ramificata dal computer in un coro di trombe, ricalca certi
motivi del raga DARBARI sopra delle percussioni senegalesi registrate a
Parigi...Un mosaico di frammenti «empruntés»
(presi in prestito) da una orchestrazione hollywoodiana esotica degli
anni cinquanta si designa nello sfondo (come una tessitura sonora
identica ad una “Mona Lisa” che, in gran piano, si rivela essere
composta da minuscole riproduzioni del Taj Mahal)...L’invocazione
secolare d’un Pigmeo AKA della foresta centroafricana trasposto in
sequenze d’accordi mai compresi prima, si eleva nel mezzo di cascate
“gamelanesche” nate dalla moltiplicazione di un’unica “istantanea
numerica” (digital snapshot) d’uno strumento suonato nell’isola
indonesiana di JAVA, all’altra estremità del mondo...Una musica dunque
auto-referenziale, cui certi lunghi passaggi sono legati o generati da
passaggi più corti, non è senza punti comuni con la musica classica
bianca del passato...AKA-DARBARI-JAVA/Magic Realism è una proposta per
una musica classica «métissée » (coffee-colored) del futuro, nello stesso tempo in termini d’adozione
di modalità d’organizzazione strutturale interamente nuove (suggerite
dalla possibilità di ricomporre punto per punto un’immagine sonora o
videografica con il computer), e in termini d’espansione d’un
vocabolario musicale (limitato fino qui) permettente nel definire questa
struttura, proposizione che lascia cadere la maschera ascetica che la
tradizione eurocentrica ha sempre associato a l’espressione seriosa ”.
E’ dunque sufficiente leggere le poche ma significative “note di
copertina”per essere introdotti nell’immenso Aka -Darbari-Java , che segna, dopo il progetto Fourth World con Brian Eno del 1980 (Possible Music e Dream Theory In Malaya),
un'altra tappa fondamentale del percorso mistico e visionario del
compositore e trombettista statunitense Jon Hassell, iniziato con Vernal Equinox
del 1977. Collaboratore di La Monte Young e Terry Riley, da cui eredita
il fascino per le sequenze mantriche di natura orientale, la sua
ricerca a cavallo tra jazz, world music e elettronica giunge forse qui
al suo significato più profondo...per sempre sepolto nei corridoi dell’
ignoto e carico di mistero. Quello che propone Hassell all’ascoltatore è
puro movimento...tutto qui è movimento...lievitazione in uno spazio
immaginario dove anche ritmi incalzanti contribuiscono a nascondere
qualsiasi referenza col reale. La sua tromba è in continuo viaggio con
il vento...è impalpabile...invisibile...rimane sempre un “fantasma”...un
demiurgo che plasma la materia sonora...la converte da solida a
gassosa...ma permane piuttosto nello stato intermedio...qui è tutto un
liquido...un flusso di acque sonore come nei dipinti mobili di
Tarkowski...non rimane che fluttuare in un impero infinito...vedendo
accrescere la propria coscienza.
(a cura di Andrea Maria Simoniello)
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