martedì 8 ottobre 2013

Älgarnas Trädgärd : contemplando il Kebnekajse

  
Parlare della Svezia vuol dire innanzitutto confrontarsi con uno stato psicologico differente, una sensibilità squisitamente “nordica” che trova nel paesaggio circostante le proprie radici esistenziali, i principi ispiratori di fenomeni culturali che si tingono inevitabilmente di slanci visionari. La zona dei grandi laghi al sud e quella di monti perennemente innevati a nord-ovest rappresentano uno scenario di rara bellezza che anche inconsciamente permea per sempre gli spiriti umani lì viventi, inducendoli ad una eterna contemplazione. Colori brillanti e smeraldini, specchi d’acqua e delicate cascate, foreste incantate e cori di suoni variopinti dal vento, coste dai profili organici e piramidi di ghiaccio…sono i veri narratori e poeti di un oscuro ed arcano universo interiore.
Il movimento hippie degli anni ’60 e ’70, volto al culto delle filosofie orientali, all’utilizzo “creativo”di nuove sostanze allucinogene e a nuove modalità di vita comunitaria,individuava naturalmente nella musica un ideale “sbocco” per l’espressione del suo messaggio d’amore, volto misticamente all’edificazione di un personale “altrove” quotidianamente in simbiosi con la natura.Tutto ciò trovava dunque nei luoghi ameni svedesi il miglior terreno fertile e i numerosi festival e raduni hippies di quel tempo, tra cui lo storico Gärdet Festival a Goteborg, sono l’esemplare testimonianza di una stagione musicale che voleva sondare nuovi linguaggi espressivi, che contribuivano a nutrire la sentita speranza circa la possibilità di approdare a nuovi “stati di coscienza” e a forme di vita radicalmente nuove.
Il panorama sonoro svedese di quegli anni è caratterizzato da un notevole ventaglio di proposte che mostrava legami tanto con il movimento underground inglese…ma soprattutto con quello più vicino del “krautrock” tedesco, e offriva anche suggestive esplorazioni nell’ ambito del jazz-rock d’avanguardia.
I veri “interpreti” del paesaggio svedese e delle sue misteriose sfumature furono gli Älgarnas Trädgärd (Il Giardino degli Alci) formazione attiva tra il 1969 e 1976, capaci di fondere come pochi le fredde frequenze cosmiche del nord con il calore del misticismo indiano, venato però da un esplorativo e antico folk vernacolare di matrice scandinava.
Caratterizzata dall’utilizzo di una ricca e variegata strumentazione, la musica degli Älgarnas Trädgärd non lascia respirare l’ascoltatore, proiettandolo in un vortice di timbri pieno d’energia…un vaso di Pandora fatto di sostanze catalizzatrici che sprigionano componenti ipnotiche...
E questo soprattutto nei brani di maggiore distensione…flessuose trame filamentose che si perdono nei vapori profumati di echi psichedelici di rara intensità…come in Två Timmar Över Två Blå Berg Med En Gök På Vardera Sidan, Om Timmarna, Alltså (Two Hours over two blue mountains with a cockoo on each side of the hours..that is) o Saturnus Ringar (Rings Of Saturn), contenuti in “Framtiden Ar Ett Svavande Skepp, Forankrat I Forntiden (The future is a hovering ship anchored in the past)” del 1972…
Mentre nel capolavoro Delayed…frutto di registrazioni effettuate tra il 1973-1974, ma mixate ed edite solo nel 2001 (volendone rispettare la concezione originaria) Take Off, Interstellar Cruise e Almond Raga sono cavalcate “epiche” devastanti…
Ci si accorge presto di essere affetti da una patologia perfetta…
Un tappeto di radiazioni trasparenti ci conduce nella solarità di un’ortodossia sonora…
Giacciamo nudi nel suo ventre…e allo sciogliersi dei ghiacci i limiti che ci diagnosticarono sono trasformati in lagune di manto aleatorio...
Con un naufragio termina la nostra avventura…
siamo sull’alto Kebnekajse…il monte più alto della Svezia...
vorremmo contemplarlo ma una cascata di pioggia ci travolge…
atterriamo in un deserto dove la fine del nostro corpo è in atto…
Siluette orientali porgono nella mano sfere di cristallo…
dei raggi luminosi ci proiettano nello spazio…
restiamo intrappolati in un atmosfera rosea-violetta…
L’innocenza dei nostri orecchi sensibili conquista finalmente gli occhi del nord…
Diveniamo pura luce…candele di un allegorico binomio...
alternanza tra sogni e traumi…
Giullari e corrieri di una corte sempre itinerante. 

   (a cura di Andrea Maria Simoniello)

Discografia

 Framtiden Ar Ett Svavande Skepp, Forankrat I Forntiden 1972
 Delayed 2001

Formazione

 Andreas Brandt / violin, vocals, percussion, flute
Mikael Johanson / bass, handdrum, zither, tablas, percussion
Dennis Lindh / drums, tablas, percussion, zinks, jews harp
Dan Soderqvist / guitars, percussion
Jan Ternald / mellotron, piano, moog modualr, organ, electric piano 
Sebastian Oberg / cello, flute, sitar, tablas
      

Nessun commento:

Posta un commento