domenica 6 ottobre 2013

Folk Bottom vol.1 - Femmes Fatales




Nel caleidoscopico mondo musicale a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, caratterizzato da novità sonore sempre più affascinanti e sorte sullo sfondo di un clima di contro-cultura giovanile pieno di freschezza creativa tanto nel continente europeo che quello americano, non poteva certo mancare il sorgere libero, autonomo e puro delle voci femminili. Sempre più frequentemente nascevano infatti formazioni d'ambito rock che delegavano alla donna e non all'uomo il difficile compito d'incantare gli spettatori con il potere lirico della voce...racchiuso in un accurato rapporto tra testo e musica...o volante verso possibilità espressive e timbriche svincolate da più consuete e canoniche forme cantate. Basti pensare all'intesità performativa della coppia Slick-Joplin nella baia di S.Francisco, o di voci potenti ed incisive come quelle di Renate Knaup(Amon Duul II) e Dagmar Krause (Slapp Happy e Henry Cow) nell'underground europeo. Ma di certo di "femmes fatales" ve ne furono tante, che, più affermate o misconosiute, riuscirono comunque a incidere in maniera decisiva sul sound particolare delle loro band d'appartenenza. Tra i sentieri del folk-psichedelico, o vuoi più evasivo e sognante, volendo tralasciare le voci che ricamavano con dolcezza o maggiore pathos composizioni mirabili, nate però dal frutto maturo di una più ampia collaborazione all'interno del gruppo, si distinsero progetti solistici fantastici, che ascoltati ancora dopo quasi quaranta anni, non vedono perduti per nulla non solo la loro unicità, ma anche la loro attualità, dovuta ad una perenne influenza esercitata sulle nuove generazioni. Nel clima del "folk revival" inglese degli anni Sessanta, Shirley Collins prima, Anne Brigs e Maddy Prior poi, furono le interpreti principali del recupero di un repertorio musicale legato alla "terra madre" delle culture contadine; recupero tanto più importante in un paese come la Gran Bretagna che vide nella sua storia un' industralizzazione precoce. Fu però la magica voce di Sandy Denny a scaturire una compiuta rinascenza del folk britannico. Tuttavia, nonostante il suo talento divino, la voce storica dei Fairport Convention non visse mai una esistenza felice e la sua arte fu incompresa da critica e pubblico al pari di altri "geni" del tempo (Nick Drake e Tim Buckley su tutti). La sua musica alterna momenti elegiaci e spenseriati, sullo sfondo però di una maledetta "nostalgia", base fatale del suo continuo abuso di alcool e di droghe che la porteranno inevitabilemente ad una morte giovane, avvolta però nel mistero e nella leggenda. I suoi lavori sono tutti godibilissimi; su tutti l'omonimo Sandy del 1972 che contiene la celestiale versione della tradizionale The Quiet Joys Of Brotherhood, ma da non trascurare neanche le collaborazioni con gli Strawbs e il progetto Fotheringway. D'origini inglesi è anche Vashty Bunyan che plasmò lo spirito luminoso insito in Just Another Diamond Day del 1970. Con precoci doti pittoriche e musicali Vashty, come tanti cantanti dell'epoca, scoprì la musica di Dylan in un viaggio a New York e al suo ritorno entrò nell'orbita della comune fondata da Donovan dove scrisse il materiale del disco e conobbe il celebre produttore Joe Boyd (Incredible String Band, Fairport Convention, Nick Drake, Dr.Strangely Strange etc). Delusa dalla debole accoglienza ricevuta dal disco, la Bunyan si ritirerà subito dalle scene per tornarci soltanto nel 2005 con un ennesima buona prova solista (Lookaftering) e con una collaborazione con i "folk-tronici" Animal Collective (Prospect Hummer). L'altra grande protagonista del folk-visionario britannico sarà la poco conosciuta Bridget St.John, apprezzata per i toni intimistici e introspettivi di Ask Me No Question del 1969 e Songs For The Gentle Man del 1971. Anche la Francia d'altronde, al pari della Gran Bretagna, visse un'intensa stagione di revival-folk, soprattutto rispolverando le sue radici più celtiche e medievali, come testimoniarono formazioni quali Malicorne e Lyonesse. Mentre Alan Stivell riportava in auge l'arpa celtica e Veronique Chalot rivisitava efficacemente temi popolari dell'intero folklore francese, vi erano tuttavia due vere "outsiders", due donne davvero fuori dal comune che ben rappresentarono i vertici di un originale e suggestivo folk-d'avanguardia. Catherine Ribeiro e Brigitte Fontaine veicolarono al meglio l'immagine ideale di cantautrice-poetessa-attrice "fatale" con una musica dai toni cupi e onirici e aperta a differenze influenze. La produzione discografica della Fontaine fu tuttavia legata piuttosto a quella della musica leggera francese che allora celebrava le gesta del "bohemienne" ribelle Gainsbourg.


Tuttavia Brigitte fu responsabile del capolavoro Comme à la radio del 1970, con l'incredibile supporto dell' Art Ensemble Of Chicago; un disco denso, complesso, dove gli elementi folk si fondono con jazz, sapori esotici e lirico-onirici, secondo una poetica più vicina allo spiritualismo etnico di Don Cherry che alla facile amorevolezza della "chanson" francese. Un medesimo coefficiente di oniricità-ancestrale lo troviamo nelle salmodianti doti recitative della Ribeiro, supportate dalla bravura strumentale del gruppo degli Alpes, per un risultato di drammatico folk-rock-progressivo. Dopotutto gli orizzonti sonori della Ribeiro erano gli stessi che Nico, dall'altra parte dell'oceano, e reduce dall'esperienza Velvet Underground, stava sondando con il costante aiuto agli arrangiamenti di John Cale; sodalizio che vide forse, con Desertshore del 1970, la massima felicità visionaria. Caso isolato quello di Nico negli Stati Uniti, se si pensa che le grandi voci femminili, per quanto incantevoli, rispondevano ai nomi di Mimi Farina, Joan Baez, Judi Collins, Carole King o Laura Nyro, volte su un versante più convenzionale o comunque lontani da presupposti più esplorativi. Diversa però fu la natura sognatrice di Joni Mitchell, emergente soprattutto nel magnifico Blue del 1971, come anche quella di Linda Perhacs nell'unico, ma notevole e allucinato album Parallelograms del 1970. Joni, canadese di nascita ma californiana d'adozione, rimane comunque tra le interpreti più raffinate del suo tempo con la sua indimenticabile performance al Festival dell'isola di Wight del 1970 dove coinvolse il pubblico con la celebre Woostock e Big Yellow Taxi, entrambe incluse nell'album Ladies Of The Canyon del 1970.La Mitchell continuerà il suo discorso emozionale per tutti i Settanta fino ad orientarsi, a partire da Mingus del 1979, anche verso un jazz morbido di grande qualità. Canadese d'origine ma trapiantata a San Francisco è anche la meteora Laura Allan, per lo più ricordata per la sua apparizione nell'emblematico If I Could Only Remember My Name di David Crosby del 1971, ma responsabile dell'etereo Reflections che la vedeva in compagnia del mitico flautista Paul Horn che cesellava le intense atmosfere create dallo zither e dal dulcimer. Il disco, se pur del 1980, conservava comunque quel medesimo spirito del primo folk psichedelico dei Settanta.

(a cura di Andrea Maria Simoniello)




Scaletta del 6 ottobre 2013

 Shirley Collins & Albion Country Band - Murden Of Maria Marten
Sandy Denny - The Quiet Joys Of Brotherhood
 Vashti Bunyan - Rose Hip November
 Bridget St.John - Hello Again (of course)
   Catherine Ribeiro & Alpes - Voyage 1
   Brigitte Fontaine - Le Brouillard
   Joni Mitchell - Michael From Mountains
 Linda Perhacs - Chimacum Rain
   Laura Allan - Waterfall
   Martin & Jessica Simpson - Black Is The Colour


Discografia

Shirley Collins & Albion Country Band / No Rose 1971


Sandy Denny

The North Star Grassman And The Ravens 1971
Sandy 1972
Like An Old-Fashioned Waltz 1973
Rendezvous 1977


Vashti Bunyan

Jus
t Another Diamond Day 1970


Bridget St. John

Ask Me No Question 1969
Songs For The Gentle Man 1971


Brigitte Fontaine

Comme à la radio 1970


Catherine Ribeiro & Alpes

Catherine Ribeiro+2bis 1969
N°2 1970
Ame Debout 1971
Paix 1972


Nico

Chelsea Girl 1967
Marble Index 1968
Desertshore 1970


Joni Mitchell

Clouds 1969
Ladies Of The Canyon 1970
Blue 1971
For The Roses 1972
Hejira 1976


Linda Perhacs

Parellelograms 1970

Laura Allan

Reflections 1980






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