martedì 22 ottobre 2013

Gioia e Rivoluzione!


Quello dell'impegno politico è decisamente un tema ricorrente nella storia della musica rock e della popular music ed è soprattutto a partire dall'esplosione delle contestazioni giovanili culminanti nel movimento del '68 che "la musica dei giovani" abbraccia la causa politica, sociale o economica. In effetti, a partire dalla canzoni di Woody Guthrie, Bob Dylan o Joan Baez, o dalla celebre I Feel Like I'm Fixin To Die Rag contro la guerra del Vietnam cantata da Country Joe Mcdonald...per arrivare a Volunteers dei Jefferson Airplane o all'attivismo di John Lennon (solo per citare i casi più eclatanti), il testo poetico delle canzoni acquista priorità nella diffusione del messaggio politico e rivoluzionario... Al contrario, nel rock-progressive europeo che fa la sua comparsa dopo il periodo più' caldo della contestazione giovanile, si è voluto spesso individuare un approccio "a-politico"... quasi che il rock-progressive fosse una musica “d'art pour l'art” solamente... Ma se è vero che la grande stagione musicale progressiva si colloca tra due periodi emblematici della contestazione sociale, vale a dire tra il 1968-69 che celebra l'avvento del rock psichedelico, e il 1977 che vede la nascita della furia distruttiva del movimento punk... occorre tuttavia rifiutare questo aspetto "a-politico" e affermare piuttosto che le modalità dell'impegno politico e sociale del rock-progressive sono differenti e più complesse, potremmo dire meno spontanee, meno dirette ma più ricercate. Dunque la latente semplicità di canzoni come Blowin' In The Wind o la celebre Freedom improvvisata da Richie Havens al festival di Woodstock nel 1969...o ancora la meno conosciuta Have a Marijuana del pazzoide David Peel o ancora la genialità “beat” delle canzoni dei Fugs, lasciano piuttosto il posto a realizzazioni musicali di maggiore respiro artistico, nelle quali sia il testo poetico che la musica stessa conquistano una significazione più complessa e allegorica, ricorrendo "alle proprietà degli specchi. alle forme speculari, in un processo creativo in cui l'artista riflette il reale selezionandolo non attraverso le sue antenne socio-culturali, bensi un vasto equipaggiamento ottico. Lenti concave o convesse o d'ingrandimento sono indispensabili per battere le anguste barriere dello spazio e del tempo, per identificare-costruire una dimensione "altra", straniante, ma che, nello stesso tempo, è capace di rispecchiare le tensioni in conflittto"**. Come quando per esempio Peter Gabriel, in The Musical Box, il primo brano dell'album Nursery Cryme dei Genesis del 1971, racconta la piccola storia fiabesca di Henry e Cynthia...facendo allusione alla repressione sessuale ancora presente con insistenza nella società borghese inglese.Ma si può' pensare ancora alle liriche complesse (di denuncia sociale ed esistenziale) di un Peter Hammill in un album come Pawn Hearts dei Van Der Graaf Generator...senza dimenticare dei casi di più chiara apertura politica come nella copertina del secondo disco dei Matching Mole Red Little Record del 1972, dove Robert Wyatt e i suoi amici si allineano con la rivoluzione culturale di Mao..con l'immagine della bandiera, del libretto rosso e di un mitra. Le stesse saghe fantastico-visionarie del pianeta Gong di Daevid Allen o del pianeta Kobaia dei Magma capitanati dal folle Christian Vander alludevano ad una “palingenesi sociale” per il futuro. Proprio la musica di queste due formazioni fu tra le più affascinanti e ricche di sfumature dell'intero movimento rock-progressive, ma, se il dadaismo di Allen era pungente, lo erano anche i teatrali racconti in kobaiano (lingua inventata "ad hoc" da Vander) circa le avventure di quel nuovo e immaginario pianeta, come si evince dall'incipit del primo e omonimo doppio disco del 1970 : “Terra, questo ti riguarda, i tuoi sistemi schiacciano e le tue rivolte uccidono: infatti tu distruggi quello che non riesci a comprendere.Noi sappiamo che anche tu sarai distrutta. La nostra musica e per la Bellezza che vuoi ignorare per colpa dell’odio con cui sei cresciuta. Aldilà dello spazio e del tempo ci aspetta un pianeta, Kobaia. Noi conosciamo questo mondo dal giorno in cui aprimmo gli occhi, milioni e milioni di anni fa. Quelli che stanno qui in basso a soffrire ci seguano.Ma l’ipocrita non speri niente!Terra! Tu sei solo un ricordo perso nell’oblio.”

  
Nel circuito europeo si distinguevano inoltre una serie di formazioni di grande improvvisazione al limite tra rock e avanguardia, spesso citate in relazione al cosiddetto movimento del "RIO rock"...ovvero Rock In Opposition, che annoverava le più importanti formazioni dichiaratamente allineante politicamente; ensemble storici e irripetibili come quello dei celebri Henry Cow nell' entourage della cosiddetta "Scuola di Canterbury", dei francesi Art Zoyd, degli italiani Area o ancora della svedese Samla Mammas Manna. Tutte formazioni per le quali la musica sperimentale stessa diviene, al di là del mezzo poetico...un arma di trasgressione per demolire le convenzioni politiche e sociali. Se i cavalli di battaglia degli Area come L'elefante Bianco, Gioia e rivoluzione o La Mela di Odessa* erano più esplicitamente “contro”, anche in un brano molto complesso come Living In The Heart Of The Beast degli Henry Cow, contenuto nell'album In Praise Of Learning del 1975, lo spirito d'agitazione politica già emerge chiaramente dalla corposità del processo sonoro...ma diventa palese nella sezione finale in tempo di marcia dove Dagmar Krause recita “Now is the time to begin to go forward - advance from despair, the darkness of solitary men - who are chained in a market they cannot control - in the name of a freedom that hangs like a pall on our cities. And their towers of silence we shall destroy.” “The beast” è qui chiaramente la società capitalistica occidentale...e indizi più sicuri circa l'orientamento ideologico degli Henry Cow ci vengono forniti dalla bella copertina dell'album Western Culture dove nel variopinto di una composizione astratta emerge in primo piano una lampante e rossa "falce e martello". Ma ancora prima della grande stagione progressiva europea...un disco come quello della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden fu lavoro di notevolissimo spessore artistico e di grande valenza rivoluzionaria. Per la realizzazione dell'album Charlie Haden coinvolse nel 1969 un incredibile collettivo di musicisti dell'orbita free-jazz come Andrew Cyril, Gato Barbieri, Don Cherry, Roswell Rudd, Paul Motian, Carla Bley (autore di buona parte delle composizioni e degli arrangiamenti)e Michael Mantler... dopo che l'idea del progetto gli venne dopo aver ascoltato per la prima volta le canzoni della Guerra Civile Spagnola combattuta tra il 1933 e il 1936 e che porterà alla dittatura franchista. Nel disco sono perciò interpretati secondo un approccio decisamente improvvisativo la canzone Song Of The United Front e soprattutto le famose El Quinto Regimiento, Los Quatros Generales e Vive La Quince Brigada, canzoni tra le più invocate della guerra e quasi tutte concernenti l'estrema difesa di Madrid. Si tratta di canzoni popolari molto antiche che il grande poeta andaluso Federico Garcia Lorca (ucciso proprio dai franchisti durante il conflitto) aveva cercato di recuperare in maniera filologica e che riprendono le stesse melodie antiche, ma con testi modificati e aggiornati alle esigenze belliche. Il collettivo guidato da Charlie Haden e Carla Bley interpretava dunque queste canzoni secondo il modello delle bande musicali popolari spagnole degli anni '30 con l'inserzione originale di sezioni di sperimentazione libera che rendeva il sound ancora più drammatico e coinvolgente...con il grandissimo e fondamentale apporto delle suggestive performances soliste di Gato Babrbieri e Don Cherry, che donano un tocco d'immensa spiritualità alle canzoni. Il disco non voleva essere però un semplice omaggio alla tragedia spagnola...ma lontano da questa prospettiva si propose di trasmettere un messaggio di speranza generale per l'avvento di un mondo più giusto...nel quale fossero abolite tutte le dittature, le guerre, la povertà e tutte le forme di violenza. Trovano così spazio in questo assoluto capolavoro del free-jazz americano anche una versione di War Orphans scritta dal grande Ornette Coleman, Circus '68 '69 composta dallo stesso Haden in relazione alla guerra del Vietnam e soprattutto la splendida e devastante Song For Chè sempre firmata da Haden...una lunga composizione che riprende il tema della canzone Hasta Siempre Comandante Che Guevara cantata da Carlos Puebla e dedicata alla partenza del Che per la spedizione in Bolivia. Del resto proprio l'America Latina, in virtù della sua delicata fase storica, era tra i focolari principali dell'impegno politico musicale...con il cuore andino divulgato dagli Inti-Illimani, la protesta esemplare di Victor Jara e Violeta Parra, il "pan-americanismo" del solito Gato Barbieri o ancora le turbolenti vicende che porteranno, in Brasile, all'esilio di Gilberto Gil, Caetano Veloso e Chico Buarque. E mentre in Africa il "ritmo cosmico" dell'afrobeat di Fela Kuti rappresentava l'ala più eversiva della contro-cultura mondiale, in India la musica di Ravi Shankar fu il giusto parallelo sonoro dell'eredità "non violenta" di Ghandi. La Liberation Music Orchestra rimane comunque rappresentativa di un raggiunto vertice di rara poesia musicale e d'impegno politico...veicolante un'alternativa immagine sociale e una poetica di ricerca che tanto influenzerà la "Libera improvvisazione" e il rock progressive europei. Anche le formazioni già citate degli Henry Cow, degli Area e degli Art Zoyd mostreranno un indubbio debito nei confronti di un approccio free...di una modalità di pensare alla musica in termini di messaggio sociale ma attraverso forme d'arte più informali e spirituali...potremmo dire inconscie e cariche di mistero... dove il "melange" sonoro riflette i "colori dell'anima" come nella pittura di Kandiski o di Pollock... e permette, con gioia, un'espressione totale di emozioni e sentimenti che contemplano un universo migliore.


 (a cura di Andrea Maria Simoniello)




Discografia


Joan Baez

Gracias A La Vida 1974


Country Joe & The Fish

I Feel Like I'M Fixin' To Die 1967


David Peel

Have A Marijuana 1969


The Fugs


First Album 1965


Matching Mole

Red Little Record 1972


Gong

Camembert Electrique 1971
Flying Teapot 1973
Angel's Egg 1973
You 1974


Magma

Magma 1970 (2lp)
Mekanik Destruktiw Kommandoh 1973


Henry Cow

Legend 1973
Unrest 1974
In Praise Of Learning 1975
Western Culture 1979


Area

Arbeit Macht Frei 1973
Caution Radiation Area 1974
Crac 1975
1978 / Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano 1978


Art Zoyd

Symphonie Pour Le Jour Où Bruleront Les Cités 1976
Musique Pour L'Odyssée 1979
Phase IV 1982


Samla Mammas Manna

Maltid 1973


Charlie Haden

Liberation Music Orchestra 1969


Gato Barbieri


Chapter One : Latin America 1973
Chapter Two : Hasta Siempre 1973


Inti-Illimani

La Nueva Cancion Chilena 1974


Victor Jara 


La Poblacion 1972

                                                          
  Country Joe Mcdonald al Festival di Woodstock del 1969 durante l'esecuzione di I Feel Like I'm Fixin' To Die Rag.


                  Robert Wyatt & Henry Cow in concerto a Roma in Piazza Navona il 25 giugno 1975



 *La Mela di Odessa

 C'era una volta una mela a cavallo di una foglia.
Cavalca, cavalca, cavalca
insieme attraversarono il mare.
impararono a nuotare.
Arrivati in cima al mare, dove il mondo diventa mancino, la mela
lasciò il suo vecchio vestito e prese l'abito da sposa più rosso, più rosso.
La foglia sorrise, era la prima volta di ogni cosa.
Riprese la mela in braccio, e partirono.
Giunsero in un paese giallo di grano pieno di gente felice, pieno di gente felice!
Si unirono a quella gente e scesero cantando fino alla grande piazza.
Qui altra gente si unì al coro.
"Ma dove siamo? ma dove siamo?"
Chiese la mela.
"Se pensi che il mondo sia piatto allora sei arrivata alla fine del mondo.
Se credi che il mondo sia tondo allora sali, e incomincia il giro tondo!"
E la mela salì, salì, salì, salì, salì.
La foglia invece salutò, salutò, salutò.
Rientrò nel mare e nessuno la vide più.
Forse per lei, mah, il mondo era ancora piatto.
....Vicino al mare dove il mondo diventa mancino....Se credi che il mondo sia tondo,
allora sali,sali! E incomincia il giro tondo!

**Citazione da M.T. Chialant, Nel Tempo Del Sogno: le forme della narrativa fantastica dall'immaginario vittoriano all'utopia contemporanea 1988

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